Sebastiano Rapisarda aveva appena dodici anni quando iniziò l’attività lavorativa come garzone di bottega presso una nota gioielleria di quei tempi. Trascorse solo qualche anno, e poco più che sedicenne, tirò su la prima “baracca” tutta sua. Un evento eccezionale per la Catania imprenditoriale del tempo, tanto che quando gli chiedevano del “principale” si sentivano rispondere, piacevolmente sorpresi, “il principale sono io”. Durante il periodo riservato alla leva militare, l’allora comandante de...Sebastiano Rapisarda aveva appena dodici anni quando iniziò l’attività lavorativa come garzone di bottega presso una nota gioielleria di quei tempi. Trascorse solo qualche anno, e poco più che sedicenne, tirò su la prima “baracca” tutta sua. Un evento eccezionale per la Catania imprenditoriale del tempo, tanto che quando gli chiedevano del “principale” si sentivano rispondere, piacevolmente sorpresi, “il principale sono io”. Durante il periodo riservato alla leva militare, l’allora comandante dei pompieri di Catania, constatate le sue grandi doti, gli mise a disposizione il suo ufficio personale affinché potesse continuare a dedicarsi al suo lavoro, una passione che di là a qualche tempo lo porterà a diventare un punto di riferimento per le “lancette” dell’intera città. Ultimato il servizio militare, Sebastiano di dedicò alla realizzazione di quello che, col passare degli anni, sarebbe divenuto l’imponente impero Rapisarda. Con in tasca appena sessantamila delle vecchie lire ebbe l’intuizione di locare una vecchia cartoleria su Via Giacomo Leopardi: ventimila lire al mese per il canone e la proprietaria voleva giusto tre mensilità anticipate. L’insegna ai tempi costava molto cara, ma il giovane imprenditore trovò una ditta che gliela concesse in affitto. Fu l’inizio di un successo dopo l’altro, anche perché in quell'epoca la Zenith, Tudor, Eberhard, e L’Omega facevano affari d’oro in Sicilia, regione nella quale, in particolare la casa svizzera, produceva gran parte del suo fatturato.