Origini del cognome Ranieri

Ranieri, con la sua variante Rainieri, è un cognome molto diffuso in Italia, soprattutto al Sud. L'origine del cognome Ranieri va ricercata nel nome germanico Ranièro o Ranièri, molto frequente nel Medioevo. Il nome, attestato in Italia dal IX secolo, con le forme Reghinarius e Regineri, e dal X secolo, con le forme Rainerius, Ranerius e Renerius, risale a un Raganthar, documentato in Francia nel VI secolo.

I Ranieri sono una nobile e illustre famiglia di Perugia, il cui progenitore Uberto, vissuto nel 970, fu, secondo alcuni studiosi, discendente dei marchesi di Monferrato; secondo altri, ebbe un'origine sassone. I suoi figli dominarono la terra di Fratta, oggi chiamata Umbertide. Nel secolo XV i Ranieri fecero parte del potere oligarchico nobiliare che governò Perugia sotto la sovranità del pontefice. Per quanto riguarda il blasonario, lo stemma dei Ranieri si presenta così inquartato: nel primo quarto, su uno sfondo di colore azzurro, è raffigurata un'aquila d'oro; nel secondo e terzo, su sfondo dorato, è riportata una croce greca rossa; nel quarto, anch'esso a sfondo azzurro, è raffigurato un cane rampante dorato. Il tutto attraversato da una fascia a doppia merlatura.

Tra i personaggi più celebri che portarono il cognome Ranieri, ricordiamo il cardinale Teodorico. Fu uditore della Sacra Rota, arcivescovo di Pisa, camerlengo di Santa Romana Chiesa e capitano generale della provincia del Patrimonio di san Pietro. La storia del nome Ranieri è legata a personaggi di cultura, uomini coraggiosi che non ebbero paura di esprimere le proprie idee, denunciando gli aspetti più ignobili della realtà sociale in Italia. Fu esempio e modello lo scrittore e patriota italiano Antonio Ranieri, vissuto nell'800. Figlio di una famiglia di nobili napoletani, in giovane età fu costretto ad allontanarsi dalla sua città di origine, a causa delle sue idee liberali. Scrisse opere storiche e letterarie dalle tematiche scottanti, come il romanzo a sfondo sociale "Ginevra o l'orfana della Nunziata", nel quale svelò gli abusi che venivano commessi nell'orfanotrofio di Napoli, e la "Storia d'Italia dal V al IX secolo ovvero da Teodosio a Carlo Magno", una denuncia contro il potere temporale dei papi: opere queste che gli valsero inimicizie e persino la galera. Fu senatore del Regno d'Italia e insignito dell'onorificenza di cavaliere dell'Ordine al merito civile di Savoia.

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